lunedì 5 marzo 2012

Di pecorelle e sciacalli mediatici | Commento

Se non state attenti, i media vi faranno odiare le persone che vengono oppresse e amare quelle che opprimono. Malcom X

 
Cosa succede quando un'intera valle si oppone con fermezza ad un progetto che porterà benefici soltanto a
pochi - ovvero alla CMC, coop rossa legata al PD, alla Rocksoil s.p.a, legata all'ex ministro Lunardi e a Impregilo - e alla criminalità organizzata? In un primo momento si lascia correre, aspettando che la protesta scemi fisiologicamente, fino a scomparire del tutto. Se questo non succede e, anzi, il movimento di protesta continua ad ingrandirsi contro ogni aspettativa, si passa alla repressione. In Val di Susa questa si è palesata con una forte militarizzazione del territorio, soprattutto nella zona del non-cantiere, attraverso la creazione di un dispositivo di sicurezza da novantamila euro al giorno, che prevede anche la presenza di svariati militari delle truppe alpine. De facto una vera e propria occupazione militare, che evidentemente non deve risultare sufficiente a Maroni che da giorni l'invio dell'esercito in valle, nemmeno si fosse ad Herat. Si passa poi a fare qualche arresto, come quelli del 26 gennaio, allo scopo di fiaccare il morale degli altri attivisti.

Qualcosa, però, va storto. 
Invece del risultato sperato, si ha un effetto boomerang che porta una grande ondata di solidarietà nei confronti del movimento NO TAV, come  come dimostrato dagli 80.000 che hanno manifestato a Bussoleno il 25 febbraio, dai "quattro gatti" - secondo il Corriere della Sera - del 3 marzo a Roma, nonchè dalle migliaia di partecipanti alle varie iniziative di solidarietà su tutto il territorio nazionale e non. Si passa, allora, ad un'altra strategia, molto più subdola e di più difficile individuazione, ovvero la demonizzazione del movimento attraverso un uso strumentale dei media, allo scopo di privarlo dell'appoggio popolare e motivare una successiva ondata repressiva. Il metodo è estremamente semplice e vale la pena analizzarlo un po' più nel dettaglio.

In primo luogo si procede ad una divisione tra manifestanti buoni e manifestanti cattivi, enfatizzando i
presunti legami dei secondi con sedicenti internazionali dell'eversione, in modo da risvegliare l'atavico terrore dei moderati nei confronti di ogni sovvertimento dello status quo. In secondo luogo si scava nella vita di eventuali arrestati o di "personaggi di spicco" alla forsennata ricerca del marcio, fosse anche una caramella rubata all'asilo, da gettare in pasto al pubblico affamato di "scoop" e per dimostrare ancora una volta la malvagità insita in ogni individuo incapace di abbassare la testa e stare zitto. In terzo luogo si procede alla mistificazione della cronaca, sia tacendo le notizie, sia elaborandone di nuove completamente false, sia divulgando spezzoni di video o fotogrammi privati del loro contesto originario. Nell'ultima settimana di esempi ne abbiamo avuti tantissimi, tra cui:
  • gli scontri in stazione a Torino. Diverse cariche a freddo e i lacrimogeni lanciati nei treni sono stati messi in secondo piano e liquidati come risposta per il lancio di pietre da parte dei manifestanti. Evidentemente a qualcuno non andava bene l'assenza di scontri durante la grande manifestazione a Bussoleno;
  • Luca e il traliccio. Si è enfatizzato il gesto di Luca etichettandolo come sconsiderato, senza menzionare i ritardi nei soccorsi e la violazione di qualsiasi protocollo operativo da applicare in situazioni di questo tipo, ovvero interruzione della corrente e intervento dei vigili del fuoco con materassi gonfiabili. La diffusione del video della Questura, senza audio e palesemente tagliato, unita a quanto successo con Turi Vaccaro - ovvero l'applicazione delle precauzioni sopraccitate - non fa che avvalorare la tesi secondo cui la caduta di Luca non sia stata del tutto accidentale;
  • Perino e la telefonata. Lo sfogo di Perino è stato fatto passare come una sequela di insulti del tutto gratuiti. In realtà, ascoltando la registrazione della chiamata, si può facilmente notare come lo stesso Perino sia stato incalzato da Cruciani. Considerato lo stato di Perino, provato per la mobilitazione e per l'incertezza circa le condizioni cliniche di Luca, il risultato non poteva che essere questo;
  • La pecorella. Il video in cui un manifestante definisce "pecorella" un carabiniere ha fatto il giro della rete. Peccato fosse soltanto un frammento di un discorso molto più ampio, che riguardava anche temi come l'assenza di numeri identificativi sulle uniformi degli agenti. Subito sono stati scritti articoli per elevare il carabiniere in questione a cittadino modello per non aver reagito alle provocazioni - dimenticandosi che così facendo si considerano normali gli abusi e la violenza poliziesca - e a uomo del popolo perchè ha uno stipendio "proletario". Allo stesso modo si sono sprecate le citazioni di Pasolini, ma vaglielo a spiegare ai sedicenti radical chic che Valle Giulia e la Val di Susa sono due realtà un po' differenti tra di loro. Ovviamente non una parola su questo.
  • Le "aggressioni" ai giornalisti. Ben presto sono girate voci riguardanti presunte aggressioni fisiche ai danni dei cronisti, la più famosa delle quali è quella presunta ai danni della troupe del Corriere della Sera. Peccato che sia stata gonfiata ad arte, come si evince da questo servizio di Sky. In effetti insulti e minacce ci sono state, ma da parte delle forze dell'ordine. Nonostante questo c'è stata una levata di scudi in difesa della libertà di stampa;
Ora sorge spontanea una domanda: può esistere la libertà di stampa in un paese come l'Italia? La risposta è no. Non può esistere laddove la maggioranza dei giornali è organo di partiti o movimenti politici oppure è controllata da grandi gruppi editoriali, come nel caso dei maggiori quotidiani nazionali, il Corriere della Sera che fa capo alla RCS Mediagroup e La Repubblica che è nella "scuderia" del Gruppo Editoriale l'Espresso a sua volta controllato dalla CIR di de Benedetti. Non può esistere nemmeno laddove, a fianco delle penne blasonate che firmato gli editoriali e gli articoli di opinione, esiste un esercito di precari senza tutele: si può essere veramente liberi di scrivere ciò che si pensa con la spada di Damocle della scadenza del contratto a progetto? Francamente penso proprio di no.

Andrea P.


pubblicato prima su Il mondo nuovo

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